Gli errori di traduzione per il marketing non colpiscono solo le piccole imprese ma anche i grandi colossi internazionali. Vedere per credere.
Quando pensiamo agli errori nella traduzione per il marketing, immaginiamo spesso e volentieri delle piccole imprese che non hanno i mezzi finanziari a sufficienza per finanziare un servizio di marketing o rivolgersi a un’agenzia di traduzione degna di tale nome. Ma la realtà è un po’ diversa: le imprese più grandi sono all’origine dei più grandi errori di traduzione per il marketing.
Errore n°1: Il problema della trascrizione – il caso degli alimenti
Al di là degli errori di scelta del prodotto, ci possono essere dei problemi nella trascrizione del nome della marca. Coca Cola lo ha testato sul mercato cinese: bisognava trovare degli ideogrammi che si avvicinassero ai suoni originali senza dover dire, secondo i dialetti, «La Giumenta conficcata nella cera» o «Mordete il rospo di cera». Attenzione anche alla traduzione degli slogan pubblicitari: il «Finger lickin’ good» di KFC è diventato, sempre in Cina, «Mangiate le vostre dita».
Errore n°2: I rischi della traduzione letterale – il caso dell’aeronautica
Un altro caso di slogan tradotto male è quello della compagnia aerea Braniff Airlines. Fieri dei loro nuovi sedili di pelle, hanno avuto l’idea di pubblicizzarli con questo slogan semplice ma efficace: «Fly in leather». Ben fatto, pubblicitari. Solo che, per adeguarlo al mercato messicano, c’è voluto più di un semplice «Vuela en cuero». A meno che non stiate promuovendo la prima compagnia aerea naturista…
Errore n°3: I problemi della non-traduzione – il caso della cosmetica
In alcuni casi, non tradurre può essere peggio che tradurre male. Come ci dimostra la marca di fazzoletti Puffs, degli Stati Uniti, che continua a commercializzarli con quel nome in Inghilterra e in Germania. Forse non sanno che quella parola significa, rispettivamente, bordello e, in senso dispregiativo, omosessuale?
Errore n°4: Il dramma della polisemia – il caso dell’elettrodomestica
Vi chiamate Signor Electrolux, siete svedese, e volete vendere i vostri aspirapolvere negli Stati Uniti, poiché il mercato sembra fiorente. Avete un’adeguata conoscenza della lingua di Elvis (ci troviamo negli anni 60) e pensate che «Nothing sucks like an Electrolux» sia una traduzione eccellente per il vostro slogan svedese. Salvo che in gergo yankee, ciò significa che non c’è niente di più schifoso di un Electrolux…
Le campagne marketing possono essere fonte di errori di traduzione assurdi, persino divertenti. Far tradurre una pubblicità non è qualcosa che si può improvvisare, sia dal punto di vista culturale che da quello linguistico. Il problema non è solo di evitare gli errori di traduzione, ma anche di adeguare il messaggio al mercato locale. Uno stesso slogan sarà venduto in un paese e renderà scettici gli abitanti di un altro paese.
Le grandi imprese, e anche quelle piccole, devono dunque far affidamento alle migliori risorse disponibili per tradurre i loro documenti marketing. Che si tratti di traduzioni finanziarie, giuridiche o per il marketing, la qualità è fondamentale. Anche a rischio di impazzire.
Traduzione in italiano: Fabio Forleo
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